domenica 1 novembre 2009

Ausa di Giovanni Schiavo Campo







chi ha cognizione per dire che nulla
rimane al proprio posto?
Chi può dire che qualcosa
è mai destinato a mutare?
Il tempo è il luogo;
i nomi ne alterano le circostanze





il nome dal senza nome precede il luogo
il luogo dal senza luogo è senza origine
prima che qualcosa avesse avuto origine
vi fu qualcosa per pensarvi un'origine
prima del pensiero ve ne fu l'intenzione
l'intenzione senza origine ne fu l'origine
tutto è senza motivazione
ma l'assenza di motivazione
trova motivazione



lo spazio oltrepassa la forma;
la forma oltrepassa il contenuto
il tempo è contenuto
come ritmo e ordinamento:
senza vincoli di spazio
incommensurabile




poiché da radici possenti
è il legame al mondo
che mantiene assieme saldamente
la cerchia azzurra del silenzio
delle quattro direzioni del suo cielo
tutto ovunque composto di puntelli
che tiene assieme a quattro da radici
c'è mondo per le radici
che si apre in ampiezza
il cielo è ancora più aperto



esiste la mia ombra, non io
del mondo scardinato battente
la via mi precede dappertutto

immobile dal senza tempo
io guardo il corso contemplando
la diritta via guardando
l’al di qua e l’al di là
sono per me una porta per passare







soglia dal luogo dov'era
al crocevia di casa al tempo
porta del passaggio custode
al passo del varco
guardiana che applichi il morso
della misura al passare delle cose
signora del giorno al sorgere
alle porte che portano tutto
tortuosa via che apri le vie
che portano la traiettoria a segno
ingresso dietro il quale richiamano
notte da cui si fa lato
schiudendo del velo
a vicendevoli scuri
che conducono al passo



qui carente d'ogni ulteriore centro
ovunque n'era un centro
quale orientamento
nel centro senza tempo,
tutto il resto tempo





dio è termine di vicinanza per chi il tempo
compagno del giorno e della notte
con segni affatica la lingua a decifrare
l'oscuro stelo del nome
riparo dietro la parola da dietro l'irrevocabile



se la parola che scandisco vibra
strumento accordato all’inizio
come scaturì dal tempo
con cui risuoni la voce
come eco che della parola al cuore
fa da sponda d’un dio ispiratore
accompagnandola al suono
della voce col miele dell’armonia
che ne stilla a chi l'ascolta
all'imboccatura del suono
alla foce delle parole






miei tutelari che alla parola
vi aprite giorni propizi
voi invocati dal canto
da voi conferitomi
innalzo a voi pensiero
frutto di mente armonica a dirmi
dell'opera salutare come si compie
con voi dei solidali al mio fianco
al ritmo del fervore che v'inneggia






soffi in me ricircolate
vitali essenze,
che tutto io respiri
intonandomi nel centro interiore
del cuore del chiaro intendimento
comando dell'intellezione
ricondotto al centro del desiderio
che il centro raggiunga
delle quattro direzioni,
che forza vi aggiunga
come complemento



animo mio lasciati da me solo piegare
a chi ti saggia senza purezza
la tua corda vibratile non canti



arciere animo mio
drizza al tuo arco
una freccia dirittura del volo
manifestati perché l'inerzia
di colui cospira
perché non ti manifesti
manifestati perché è tempo
dal cielo discenda triplice fuoco
perché della tua parola
si mostri dinanzi a ciascuno
scaturigine che porta la luce
delle parole preveggenti





cuore oggi unisciti al tuo cuore
compiendo per il fuoco
con la parola un sacrificio
chiedendo a quel saggio
conoscente di sé d'essere elevati
operando con mente illuminata
una dissipazione dell'oscuro



giacché della parola
il pensiero tiene il carro
destriero balzi la tua parola
nel nome di colui la cui parola
stabile compie le distanze
colui che fendendone la roccia,
provocandone la breccia
ne abbatté la rupe
spalancando i recinti
alle vacche sagaci
perché uscissero dal nascondiglio
all'oscuro degli dei





il veridico che ci restituì la via del suo cuore
che ci indicò il volatile impigliato nelle reti
perché ve lo districassimo
nella parola che ve lo fece ascendere
sciogliendolo dal laccio
colui che il beneficio
delle acque fece discendere
dividendone i corsi,
rompendone l'involucro




prosperità che dall’alto procuri
caligine feconda di pioggia d'oro


per chi la luce di linee
di prosperità dal fato
sente avvicinarsi di cuore sgomento dal timbro metallico
l’uguale al suo signore





udendone l'eco con cui risuoni
da questi luoghi propri
delle tracce di cui testimonio
udendone nome di terra nutrice del dio
che procura fioritura sotto il lieve passo


perché segnassero
quali tracce per quali trasversali
s'incrociano alle orme
per la durata del cammino
coprendo lo spazio del giorno




tu salve o dio,
tu delle forre fiorite dio silvestre


annunciati tu che cavalchi la nube
che si espande dai recinti del cielo
allestendo dimora del cielo
colmo della tua nuvola
lampeggia, o signore,
tuona forte sicché ti si ascolti
rombando del tuono che lacera l'aria
fino in cima all'eco
con lo scroscio del fulmine
che scuoti dai rami dell’aria
della tua forza del tuono
sotto il cumulo del cielo che sovrasta





sia eguagliata la tensione,
signore del rimbombo odimi
avvicinati spirito delle altezze
abbassa la cavalcatura delle nubi
a te che potente accorri
dalla cavalcatura delle nubi come lampo
udendo del tuono della tua voce o signore
del tuo tuono che si propaga
sento rombare:
ti risvegliasti figlio del cielo








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